Offensiva giudiziaria contro le case occupate

In un precedente articolo (UN, 2 dicembre) avevamo evidenziato come il Decreto Salvini contenesse anche una stretta repressiva contro le occupazioni ed in generale contro le agitazioni sociali (in particolare con l’inasprimento delle pene per i blocchi stradali).

Puntuale come un orologio assistiamo ora ad una offensiva giudiziaria contro il movimento di lotta per la casa. A Milano, il 13 dicembre, con la cosiddetta “operazione Robin Hood” sono state sgomberate 9 case popolari, arrestati 9 militanti del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio (arresti domiciliari) e sequestrata la sede del comitato stesso.

L’accusa è di “associazione a delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili e resistenza a pubblico ufficiale”.

Altre 75 persone risultano indagate per altri reati, come occupazione e resistenza a pubblico ufficiale.

Da rimarcare che non è la prima volta che si tenta di affibbiare il reato di “associazione a delinquere” alle lotte popolari. Fino ad ora queste accuse sono sempre cadute nel corso del dibattimento ma, visto l’attuale quadro di pesante involuzione politica, rischiamo di tornare all’epoca di Crispi quando il reato di “associazione di malfattori” era normalmente utilizzato contro anarchici e socialisti.

Del caso si è occupata ampiamente la stampa di regime, cercando di assimilare l’attività del comitato a quella di un racket di mafiosi che “vende” le case popolari. In realtà sembra surreale (anche visti i prezzi del mercato immobiliare milanese) equiparare a una “vendita” la quota associativa di 10 euro mensili che (pare) fosse richiesta agli occupanti insieme all’impegno a partecipare alle assemblee.

Viene posto l’accento anche sul fatto che il comitato avrebbe favorito l’allacciamento abusivo degli occupanti ad acqua, luce e gas. Peccato che nessuno ricordi che (grazie ad una norma introdotta dal governo Renzi) gli occupanti di case ora non hanno più alcuna possibilità legale di stipulare un contratto con le aziende erogatrici di questi servizi, contratto che la legge ha dichiarato nullo. Ci troviamo qui di fronte ad un caso da manuale in cui l’introduzione di una norma beceramente repressiva ha alimentato la diffusione di quella stessa illegalità che a parole si proponeva di combattere.

D’altra parte se, nella sola Milano, ci sono oltre 15.000 case popolari colpevolmente sfitte da anni e decine di migliaia di famiglie senza casa non ci si può sorprendere se fioriscono esperienze di auto-organizzazione proletaria.

Lo stesso giorno, a Cosenza, si ripete l’identico scenario: a 16 componenti del Comitato Prendocasa viene consegnato un avviso di conclusione indagini per “associazione a delinquere” legata all’attività di occupazione di immobili. Anche qui linciaggio mediatico dei militanti, con nomi e cognomi sbattuti in prima pagina sui mass media.

Mentre occorre mobilitarsi contro la stretta repressiva, esprimendo il massimo di solidarietà ai militanti di lotte sociali colpiti dalla repressione, sarà altrettanto utile avere ben chiaro che, fino a quando ci saranno persone senza casa ed alloggi lasciati colpevolmente vuoti, lo spontaneo moto alle occupazioni non potrà aver termine, esattamente come è impossibile bloccare le migrazioni in un mondo devastato dalle guerre e dai cambi climatici prodotti dal capitalismo.

Mauro De Agostini

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